III Incontro 2011

GRUPPO “S. Famiglia di Nazareth” – 11 marzo  2011

3° Incontro - Dal “mio” al “nostro”. 1 + 1 = 3. Costruire la famiglia come sistema.

Ef 4,1-6

1Io dunque, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, 2con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, 3avendo a cuore di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. 4Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; 5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. 6Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.

Ci siamo lasciati l’ultima volta dopo aver affrontato il primo fondamentale momento del progetto di Dio con il quale chiama l’uomo e la donna: dopo

  • lascerai tuo padre e tua madre = scelta libera

questo primo decisivo passo liberamente scelto del progetto porterà i due a essere coppia:

  • ti unirai alla tua sposa/sposo = la bellezza della vocazione
  • diventerai una sola carne = essere coppia

Unirsi al proprio sposo o alla propria sposa è nella natura dell’essere umano. La stabilità di questa unione è data dalla capacità che avranno gli sposi di far maturare il loro reciproco amore. L’amore che inizialmente trova il suo fondamento nell’attrazione fisica, continua sotto l’impulso del cuore ma diventa stabile solo attraverso una scelta dettata dalla volontà, la scelta di voler continuare ad amare. Tutto questo è bellissimo, sappiamo bene tutti quanto tale esperienza ci coinvolge emotivamente, da quanto entusiasmo, soprattutto nei primi anni di vita di coppia, sono mosse le nostre azioni che sono tutte indirizzate verso una progettualità: ogni idea, ogni sentimento, ogni valore è messo in comune. Si inizia a pensare in due – IO E TE -, a costruire una relazione: la nostra unione funziona se funzionano i tre elementi

 

IO (adulto)            E (sistema coppia)            TU (adulto)

 

E il cuore batte forte, così forte che l’amato sembra essere dentro di noi, sembra che il nostro cuore batte in forza di questa presenza: è un dono che riceviamo e che custodiamo in noi. La nostra vita pulsa della presenza dell’amato/a nel nostro cuore. È quanto di più umano possa accaderci ma viviamo questa esperienza nella pienezza dell’essere umani, con tutti i limiti della nostra natura: le difficoltà, i dolori, le delusioni, la malattia.

Cosa allora rende sempre vivo e pieno il nostro amore, la nostra relazione? Cosa fa bello il nostro amore, la nostra vocazione? Cosa fa del nostro amore un GRANDE amore? Cosa ci permette, come ci esorta l’apostolo Paolo, di sopportarci (sopportare = lat. Sub-sotto, portare-reggere, sostenere) a vicenda nell’amore con umiltà, dolcezza e magnanimità?

La presenza di DIO nel nostro cuore, oltre quella dell’amato/a, e nell’incontro con Cristo lui ci dona qualcosa di meraviglioso: il suo amore e il suo spirito. È quello stesso Spirito che Gesù ha ricevuto in una forma speciale, cioè gradualmente lungo tutta la sua vita. Gesù, in quanto uomo, non poteva ricevere lo spirito Santo tutto di un colpo perché il cuore umano ha bisogno di tempo per assimilare le cose; concepito per opera dello stesso Spirito Santo, Gesù a poco a poco si abitua alla potenza dello Spirito e arriva a uno dei momenti più intensi della sua vita: il battesimo. Con il battesimo Gesù riceve una nuova donazione dello Spirito e dal quel momento in poi mosso dallo Spirito va nel deserto, mosso dallo Spirito realizza i miracoli, mosso dallo Spirito prega, mosso dallo Spirito eterno si consegna in sacrificio. Lo stesso Spirito al quale piano piano si è abituato il figlio di Dio, ci viene dato nei sacramenti; ogni sacramento è come un soffio di Cristo, è come se Cristo ci venisse incontro soffiando il suo Spirito, e quello Spirito che viene donato anche a noi a poco a poco ci va configurando con l’immensità di Cristo e con il modo di amare di Cristo. I sacramenti sono quindi soffi e nel matrimonio c’è un soffio particolare di Cristo che ci dona il suo Spirito, lo stesso spirito che lo ha spinto a fare di sé un dono per la chiesa, un dono sponsale. Ecco perché è possibile vivere secondo l’esortazione di S.Paolo.

Diceva Giovanni Paolo II che lo Spirito Santo, ricevuto dagli sposi con il matrimonio, trasforma l’amore coniugale in carità coniugale. Dal quel momento in poi la coniugalità diventa un cammino di santità, diventa un canale di comunicazione di beni divini, vivere nell’amicizia della carità coniugale permette di vivere nell’amicizia con Dio.

Raccogliamo allora il frutto del percorso affrontato: noi siamo come degli artisti che, nelle mani di DIO, sono chiamati a realizzare un’opera d’arte e, come ogni artista, per realizzare l’opera abbiamo bisogno di un’intuizione, di un’arte e di un dono; grazie al dono l’artista può trovare l’arte, grazie al dono dell’amore di Dio e dello Spirito Santo, l’amore coniugale si trasforma in carità coniugale, gli sposi nella coniugalità possono comunicare il bene divino, possono diventare artisti completi, possono realizzare pienamente la loro vocazione. Tutto questo, nonostante i momenti di sofferenza, la malattia, il dolore, fa grande e bello il nostro amore. Il mondo in cui viviamo ci dice che il nostro amore è bello nella misura in cui lo viviamo con intensità e con entusiasmo; ed è una gran cosa perché ad esempio a tutti piacciono i bei giorni pieni di sole, ma la nostra umanità ci dice che non tutti giorni sono sereni e assolati. (Cosa rasserena/tranquillizza un bambino in preda alla paura che gli provoca un forte temporale? (paura=stato affettivo simile all’amore)? Lo rasserena l’abbraccio dei suoi genitori, il loro affetto, la tenerezza con cui gli fanno capire che non è solo. Il bambino così comincia a guardare con un altro atteggiamento quel temporale che tanto lo spaventava e angosciava.)  L’amore coniugale degli sposi cristiani è reso bello dalla loro partecipazione all’arte di Dio, quell’arte con la quale Dio trasforma e fa santi gli sposi, li rende capaci nella bellezza del loro agire di diventare “una sola carne” cioè quel solo corpo e quel solo spirito di cui parla l’Apostolo Paolo. Cosa fa grande un amore: la grandezza dell’amore cristiano è partecipare dell’arte di Dio, gli sposi cristiani si amano con l’amore di Dio.

 

Fabio e Romina

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