Verbale 29.06.2015

Verbale della riunione del Consiglio Pastorale Parrocchiale – 29 giugno 2015

 

Sono presenti: Gianni e Irene Pulcini, Sr. Federica Cammarata, Edoardo e Samantha Turati, Santino Lestini, Fabio e Romina Zin, Franca Bellardini, Antonietta Iaconeta, Antonella Antonacci, Emanuela Gragnola, Ascenzo Mattia, Elio ed Elisabetta Oliviero, Luigi e Francesca Marini, don Gualberto, don Angelo.

 

Dopo la preghiera comunitaria [vedi allegato], don Angelo propone una relazione iniziale per avviare il dibattito e lo scambio di idee tra i presenti per elaborare idee nuove circa le problematiche legate alla pastorale giovanile [vedi allegato]. In seguito Edoardo e Samantha propongono una riflessione sul Convegno diocesano che si è tenuto all’inizio del mese di giugno. La relazione è stata elaborata da tutti i laici insieme a don Gualberto che hanno partecipato al Convegno [vedi allegato].

 

Dopo le due relazioni si apre il dibattito tra i presenti.

Ascenzo rileva che è necessaria una proposte educativa nuova che tenga anche presente dell’attuale situazione socio-economica di Pavona, una realtà caratterizzata da una grave crisi della famiglia, da una sostanziosa presenza di extracomunitari e di un folto gruppo di romeni che con molta fatica si sta inserendo nel tessuto sociale. Sarebbe utile realizzare un “laboratorio di idee” da proporre a più persone possibile per vedere quale potrebbe essere la soluzione migliore per quanto riguarda la pastorale giovanile e non solo.

 

Antonella afferma che, qualunque sia la scelta da operare nella pastorale giovanile, il punto di fondamentale importanza è quello di avere degli animatori ben preparati, motivati e competenti insomma di fondamentale importanza è chi fa l’annuncio. È necessario che ci sia apertura totale, accoglienza assoluta. Propone l’istituzione di uno “sportello di ascolto” per i giovani e le famiglie, la parrocchia deve essere una casa aperta veramente a tutti.

 

Samantha afferma che se i giovani non sono molto interessati alle proposte della Parrocchia è perché la Parrocchia non è in grado di proporre qualcosa di veramente attraente e di appetibile.

 

Edoardo ritiene che sia comunque necessario proporre ai giovani un progetto concreto proprio perché i giovani hanno assoluto bisogno di concretezza.

 

Luigi ritiene che forse sarebbe stato utile adeguare continuamente, e quindi sottoporre a continua modifica, la nostra proposta educativa, adattandola alla realtà che di volta in volta si crea nella nostra comunità pavonense.

 

Emanuela mette in risalto il fatto che i Cresimandi, sia il gruppo proveniente dal percorso castorini-giia, sia il gruppo che ha frequentato il normale corso di catechesi, sono quasi tutti spariti dopo la Cresima, quei pochi che hanno continuato il loro impegno all’interno della parrocchia, sono quelli provenienti da famiglie cristiane inserite ed impegnate all’interno della parrocchia. Ritiene che la diversificazione dei cammini non abbia funzionato e sia tutta da rivedere.

 

Fabio mette in evidenza che dal Convegno emerge uno schema molto semplice che parte prima di tutto da una domanda fondamentale: qual è la meta che bisogna raggiungere? Gesù è la meta da aggiungere, solo lui. È bene che siano evitati percorsi diversificati per la preparazione alla Cresima e soprattutto è necessaria una approfondita e accurata formazione degli educatori perché in questo campo si possono fare danni enormi.

 

Romina afferma che è necessario interrogarci su come mai il gruppo di primo anno dei castorini sia quasi del tutto sparito. All’inizio dell’anno i bambini erano quasi trenta, ed ora non ne è rimasto nemmeno uno. Probabilmente è necessario rivedere il percorso perché in questo caso non ha funzionato.

In realtà è necessario che l’annuncio evangelico sia realizzato fin da quando i genitori vengono preparati per il battesimo dei figli.

 

Don Angelo riconosce che quest’anno l’esperienza dei Castorini, soprattutto per quelli del primo anno, è stata veramente fallimentare ma, secondo lui, questo fatto non è dato dall’inadeguatezza del cammino proposto, piuttosto dal fatto che quest’anno ci siamo trovati un gruppetto molto esiguo di animatori, poco preparati e soprattutto molto impegnati perché “tutti facevano tutto”: in pratica gli animatori quest’anno sono stati impegnati nei tre gruppi dei Castorini, nei due gruppi Giia e nell’Oratorio e, come spesso accade, quando “tutti fanno tutto”, non sempre lo fanno bene! Da tenere presente poi che i nostri animatori sono ancora molto giovani e necessitano ancora di una accurata formazione.

 

Elisabetta ritiene che sia necessario puntare di più sull’Oratorio perché l’Oratorio è il luogo di incontro e di crescita della famiglia. Se non sia riavvia bene l’Oratorio, alla nostra Comunità Ecclesiale manca un punto di riferimento certo.

 

Ascenzo lamenta il fatto che gli animatori non si sentono molto responsabilizzati e soprattutto non si sentono responsabili dell’ambiente in cui vivono.

 

Luigi mette in evidenza che al Convegno Diocesano si è molto parlato ed approfondito il concetto di Comunità ed è stata evidenziata la necessità di sostenere ed accrescere il senso della Comunità nei fedeli. Si inizia il cammino all’interno della Comunità quando ancora si è nel grembo materno per poi procedere lungo le varie tappe della vita. È assolutamente necessario che tutti gli operatori della pastorale siano “superpreparati” da qui la necessità di una efficace e puntuale formazione permanente. Per quanto riguarda la sua esperienza personale, Luigi mette in risalto il fatto che in pratica si è trovato immerso nel servizio di animatore degli animatori essendo del tutto impreparato a questa esperienza, un po’ alla volta ha cercato di formarsi per dare il suo piccolo contributo.

 

Fabio afferma che è necessario che per ciascuno ci sia un progetto adeguato, è necessario cioè che tutti coloro che vengono accolti nella nostra Comunità Ecclesiale trovino un ambiente dove ci sia per tutti la possibilità della realizzazione personale anche attraverso percorsi diversificati.

 

Emanuela accenna alla sua storia personale nel ventesimo del trapianto di reni, delle difficoltà incontrate e di come abbia voluto rivivere questa esperienza con Maria Cristina che è stata coinvolta nella storia della madre e con lei ha saputo rivivere tutte le fasi di un cammino difficile, a volte drammatico. Questa responsabilizzazione ha inciso molto nella crescita umana di Maria Cristina e l’ha fatta maturare.

 

Irene concorda con Elisabetta sul fatto che il punto focale di tutta la vita parrocchiale è l’Oratorio. L’Oratorio è come la piazza del paese: tutti confluiscono lì, tutti si incontrano, si parlano, si discute, a volte animatamente ma si va lì e lì vanno tutti, persone di tutte le età. All’Oratorio si insegna ai nostri figli la vita quotidiana.

 

Sr. Federica: nella nostra parrocchia c’è bisogno di una certa progettualità. I problemi finora evidenziati sono un po’ comuni a tutte le realtà ecclesiali. Da noi c’è bisogno di rivedere i percorsi educativi e magari apportare qualche novità. È necessario realizzare un bel progetto che potrebbe essere ideato con gli animatori stessi. Va bene istituire il gruppo scout ma la pastorale giovanile non può essere caratterizzata soltanto da un gruppo con caratteristiche ben precise come quello scout, in parrocchia ci deve essere qualcos’altro. D’altra parte anche l’Azione Cattolica ha elaborato un progetto giovani molto interessante. Non può essere pensato un percorso catechistico finalizzato solo alla Cresima perché la Cresima non può essere pensata soltanto come una tappa di arrivo.

 

don Gualberto evidenzia come sia in Diocesi come nelle parrocchie generalmente ci sia una progetto, ci sono le strutture ma mancano le persone, mancano gli “operai della messe”. A volte corriamo il rischio di voler costruire il secondo piano della casa senza aver costruito prima le fondamenta ed il primo piano. Dobbiamo essere in grado di proporre una spiritualità profonda che porti alla fede le persone che sono in cammino ma anche quelle che pensano di non esserlo.

 

don Angelo riprende il discorso dell’Oratorio mettendo in evidenza le grandi difficoltà incontrate fin qui. Ad ottobre del 2014 abbiamo forzato le varie situazioni ed abbiamo riaperto l’Oratorio. Abbiamo riaperto consapevoli di tutte le difficoltà dell’inizio. Molte di quelle difficoltà tutt’ora sussistono ed è necessario impegnarci un po’ di più per rendere questa realtà veramente efficiente.

Ci sono tre tipi di Oratorio:

  1. L’Oratorio-parcheggio. Uno spazio in cui non si è in grado se non di “aprire i cancelli e lanciare un pallone”, badando che nessuno si faccia male. È naturalmente troppo poco, ma è già qualcosa perché comunque si tolgono i ragazzi dalla strada e si proteggono dai pericoli conseguenti;

  2. l’Oratorio domenicale. È aperto soltanto la domenica e comunque si è in grado di offrire un minimo di animazione;

  3. l’Oratorio [e basta!], il luogo dove l’intera famiglia [dai piccoli agli anziani] è accolta e “animata” da persone che sanno proporre una vera vita cristiana.

 

Noi a che punto siamo? Probabilmente in una fase di passaggio tra a e b. È necessario lavorare ancora molto per la realizzazione dell’Oratorio.

 

Sr Federica ritiene che sia necessario offrire ai ragazzi che hanno ricevuto la Cresima un cammino unitario senza pensare a distinguere tra i vari impegni. Parla più genericamente di un “gruppo giovani” nel quale i giovani vengano formati per il servizio. Ognuno dei giovani poi, a seguito di una adeguata formazione,  capirà quale sarà il suo servizio all’interno -ma anche all’esterno- della Comunità Ecclesiale.

 

Gianni vuol comunque mettere in evidenza il fatto che nella nostra Comunità Ecclesiale stiamo lavorando con tanto impegno e sono tantissime le realtà che operano in silenzio ma in modo efficace. A volte siamo troppo severi con noi stessi!

 

Romina pensa che nella nostra Comunità Ecclesiale si stia facendo molto ma che si può fare ancora moltissimo!

 

Santino accenna brevemente all’attività sportiva di cui lui è il responsabile e della scuola di calcio che sta diventando una bella realtà [che tra l’altro procura anche un certo “rientro” economico!]. Riprendendo il discorso della formazione degli educatori Santino pensa che alcuni giovani siano particolarmente portati alla pratica sportiva e per questo potrebbero affiancarlo nel ruolo importantissimo di educatori-allenatori.

 

In conclusione si ritiene che sia necessario riflettere ancora sulle varie opzioni discusse nella serata. Don Angelo con Edoardo e Samantha studieranno il percorso dei Castorini. In una riunione prima dell’inizio del nuovo Anno Pastorale prenderemo una decisione definitiva sui percorsi di Pastorale Giovanile nella nostra parrocchia.

 

Si conclude con la preghiera e benedizione finale.

 

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