Te Deum 2020

Te Deum laudamus 2020

6 Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; 7 e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. [Fil 4,6-7]

Quest’anno vorrei aprire la relazione di fine Anno Pastorale citando questi due versetti di san Paolo nella sua lettera ai cristiani di Filippi: certamente in questo 2020 abbiamo avuto di che angustiarci e forse in alcuni casi la speranza è stata messa a dura prova. È arrivato qualcosa di imprevisto e di sconosciuto che ha completamente stravolto la nostra vita personale. All’improvviso siamo stati relegati nelle nostre abitazioni e ci è stata preclusa ogni forma di vita sociale ed ecclesiale.

Paolo però ci invita ad esporre a Dio le nostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. Ecco la nostra fede di cristiani: la pace di Dio custodirà i nostri cuori ed i nostri pensieri in Cristo Gesù.

È ormai quasi un anno da quando abbiamo dovuto interrompere qualsiasi attività parrocchiale e per la prima volta, dalla seconda guerra mondiale, non abbiamo potuto celebrare la Pasqua con tutti i riti che la caratterizzano. Infatti, nel febbraio del 1944, ci furono i bombardamenti che interessarono i Castelli Romani e che recarono morte ed immane distruzione. Nell’aprile dello stesso anno non fu possibile celebrare la Pasqua. Questa volta il Covid 19 non ha distrutto le abitazioni e le chiese ma certo ha distrutto un vivere civile che ancora oggi stenta a riprendersi ed ha provocato un numero di vittime superiore a quello dei bombardamenti.

La gente ha cercato di reagire: cartelloni da per tutto, canti e cori sui tetti delle case, sante messe celebrate sui tetti delle chiese. Dovunque la scritta Andrà tutto bene, cercava di incitare tutti a resistere.

Al momento non siamo ancora in grado di dire se realmente sia andato tutto bene, come si augurava lo slogan. Certo i quasi ottantamila morti sono un monito forte a non prendere le cose sotto gamba. I sociologi negli anni a venire studieranno questo tempo e sapranno dirci quale impatto la pandemia abbia avuto su di noi singolarmente e sulla nostra società.

In questa seconda fase della pandemia ripenso ad un altro slogan, di moda nei mesi scorsi, che ci ammoniva che Tutto non sarà come prima. Debbo costatare ora che quello slogan ha avuto qualcosa di profetico perché ritengo che sia impensabile ritornare ad uno stile di vita come prima, quasi facendo finta che non sia successo nulla.

Noi cristiani poi, pur non sapendo e non potendo dare una risposta a tutto, sappiamo che Dio agisce nella storia dell’umanità e spesso ci parla attraverso i segni tempi: a noi la capacità e la sapientia cordis, la sapienza del cuore, di saper leggere questi segni.

Questa sera siamo qui, proprio per interrogarci come Comunità: cosa ci dice il Signore, cosa dice alla nostra Parrocchia dopo che si è tanto impegnata nella Pastorale giovanile, nella Catechesi, nella Pastorale familiare, nella Caritas, nella Pastorale della salute, nella Pastorale della cultura, nell’Oratorio, nella liturgia ed in altri settori?

Cosa vorrà dirci il Signore dopo che abbiamo costruito una realtà pastorale meravigliosa -almeno io ne sono convinto- e dopo che siamo riusciti a realizzare tante attività belle, spesso originali e creative?

Cosa vorrà dirci il Signore, dopo che siamo stati costretti a bloccare tutto e rinchiuderci dentro casa?

Cosa vuol dirci il Signore, ora che della nostra Pastorale sono rimaste solo macerie fumanti?

Forse il Signore vuole dirci che nella vita come nella parrocchia ed in tutte le altre realtà con cui veniamo a contatto, nulla è definitivo ma tutto cambia e tutto si evolve, tutto matura e tutto migliora.

Forse nella nostra Comunità Ecclesiale, a cominciare dal parroco, ci siamo un po’ gingillati su quanto di buono abbiamo realizzato, ma poi non ci siamo dati da fare per curare in modo appropriato quanto abbiamo piantato e per farlo crescere bene. Forse ci siamo compiaciuti di noi stessi senza renderci conto che invece bisogna sempre esser desti, attenti ai cambiamenti, alle esigenze più o meno manifestate. La persona è per natura mutabile e con essa è mutabile tutto ciò che fa.

Sono sorte incomprensioni, dissidi interpersonali che mi hanno fatto pensare a ciò che san Paolo dice ai cristiani di Corinto [1Cor 1,10-13]:

10Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti. 11 Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi. 12 Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «E io di Cefa», «E io di Cristo!».

13 Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?

Alcuni settori della nostra pastorale sono andati in crisi, i giovani, le famiglie, la catechesi. Sono emerse diversità di vedute a volte dissapori che hanno logorato i nostri rapporti interpersonali. Spesso molti di noi hanno dimostrato di conoscere bene il vangelo ma poi viverlo è una questione ben diversa!

ti è stato fatto un torto? Perdona!

hai ricevuto delle scorrettezze: porgi l’altra guancia!

hai tu fatto qualche torto? Chiedi perdono! Chiedi perdono anche se ritieni di essere nel giusto.

ci sono intorno a te persone che demoliscono? Tu sii comprensivo e rimboccati le maniche per ricostruire!

Forse questa pandemia, tra tante cose brutte che ci ha portato, è venuta anche ricordare a me e a ciascuno di voi che, se mi professo cristiano -cioè discepolo di Cristo-, debbo non solo ascoltare ciò che mi dice Lui ma soprattutto debbo metterlo in pratica nella mia vita.

Alcuni hanno detto che il 2020 è stato un annus horribilis, un anno cioè da dimenticare. Mi auguro che ci sia la possibilità di dimenticare e cancellare alcune esperienze negative, ma spero soprattutto che il 2020 sia stato un anno in cui abbiamo imparato tante cose nuove. Solo così potremo trasformare l’anno che viene, il 2021, in annus mirabilis "anno meraviglioso", "anno di meraviglie", "anno di miracoli". Anno nel quale il miracolo più bello è quello di aver imparato a dare il giusto valore a tutto ciò che ci circonda.

Per quanto riguarda i singoli ambiti della Parrocchia, c’è poco da dire e soprattutto è da evidenziare che tutti i settori sono stati colpiti dalla crisi provocata dal virus e quindi tutte le attività pastorali si sono fermate. Vorrei soltanto illustrare alcuni aspetti che comunque hanno evidenziato la ripresa di una certa vitalità.

Il clero

Abbastanza cambiata la situazione del clero. Nel mese di febbraio don Francesco Atanganà è stato trasferito da Pavona, nominato vicario parrocchiale nella parrocchia di Santa Maria di Galloro. Ad ottobre don Umberto Dadale, terminati gli studi, ha fatto rientro nella sua Diocesi in Togo. Lo sostituisce don Deodato Koffi, proveniente anch’esso dalla stessa Diocesi, venuto in Italia ed accolto nella nostra Diocesi per frequentare i corsi di Pastorale Giovanile nel Pontificio Ateneo Salesiano. Un altro dono inatteso che ci ha portato il 2020 è stato l’arrivo di una Comunità di Padri Camilliani, che si sono stabiliti nella vecchia casa canonica di via Palermo. La comunità è composta da tre padri, p. Oscar, il superiore, p. Carlo e p. Raoul. I Padri Camilliani, fondati da san Camillo De Lellis, hanno come carisma proprio quello dell’assistenza e la cura degli ammalati. P. Oscar e p. Carlo sono cappellani ospedalieri presso il Nuovo Ospedale dei Castelli Romani, mentre p. Raoul è cappellano presso l’ospedale Regina Apostolorum. Potranno comunque dare un valido aiuto nella Pastorale della salute della nostra parrocchia.

Prosegue l’impegno del diacono permanente Adriano Mercanti, anche se, a seguito di un serio incidente occorsogli questa estate, è momentaneamente impedito nel suo servizio pastorale. Sta comunque riprendendo velocemente forza e vigore e presto potrà dare nuovo inizio al suo servizio in parrocchia.

La Catechesi

Nel febbraio scorso si è interrotta qualsiasi attività di catechesi. Abbiamo realizzato soltanto degli incontri a distanza. Il sottoscritto ha preparato alcuni video che sono stati mandati ai bambini, specialmente durante il tempo di Quaresima. Dal mese di giugno abbiamo celebrato le Prime Comunioni per piccoli gruppi di bambini, in un’atmosfera del tutto surreale. Solo nel mese di ottobre è stato possibile celebrare le Prime Comunione con gruppetti un po’ più numerosi di bambini.

Nel nuovo anno pastorale non è ancora iniziata alcuna attività di catechesi. Non ci sono state le iscrizioni dei bambini. Si è svolto soltanto un incontro con i bambini del secondo e terzo anno attraverso la piattaforma Zoom meeting. Ci auguriamo che il rientro a scuola coincida anche con l’inizio delle attività di catechesi, naturalmente nel rispetto di tutte le regole e della prudenza necessarie in qualunque momento di aggregazione sociale.

La Pastorale Giovanile

Ad ottobre è partito in modo abbastanza soddisfacente il gruppo giovani [dai 18 anni in su]. Gli animatori sono Luigi e Francesca Marini e sr. Roberta La Daga delle suore Apostoline. Dal mese di ottobre sono iniziati degli incontri sulla stessa piattaforma utilizzata per la catechesi. Le attività sono costituite soltanto da questi incontri e si spera di vederci “in presenza” dopo le vacanze di Natale.

Ha realizzato un incontro anche un altro gruppo di adolescenti animati da Domenico Marcianise e Giovanni Mugelli. Domenico e Giovanni sono un altro dono che il Signore ha elargito alla nostra parrocchia. Si tratta di due giovani, Domenico in noviziato e Giovanni in discernimento vocazionale, che vivono nella comunità degli Oblati di Maria Immacolata a Marino. Questi due giovani faranno esperienza pastorale nella nostra parrocchia.

Abbiamo molti altri giovani per così dire in attesa. Abbiamo programmato un incontro per sabato 9 gennaio 2021 per vedere un po’ quanti giovani hanno saputo perseverare anche durante la pandemia.

La Pastorale Familiare

Il nostro gruppo Santa Famiglia di Nazareth ha dovuto affrontare una crisi abbastanza seria. Il virus della crisi vagava prima della pandemia del Covid 19 e stava creando qualche serio problema. La pandemia e la quarantena hanno in qualche modo aggravato una situazione già abbastanza fragile. Ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo rimesso insieme un po’ di cocci e siamo ripartiti. Abbiamo realizzato degli incontri in presenza su Zoom meeting. Un po’ alla volta si riprende e l’auspicio è che il 2021 sia l’anno del rilancio del Gruppo e della Pastorale familiare.

Contiamo di iniziare normalmente, dopo l’Epifania, gli incontri in preparazione al matrimonio.

Il Gruppo Caritas

Un bel frutto della pandemia? La solidarietà che si è sviluppata all’interno della nostra Comunità. Nei mesi scorsi sono stati veramente tanti i fratelli che si sono rivolti alla nostra Caritas. Grazie all’impegno di molte persone generose, che per lo più sono rimaste anonime, siamo riusciti a soddisfare tutte le esigenze senza avere fondi pubblici o da altri enti. Abbiamo ricevuto soltanto donazioni priviate che ci hanno permesso di soddisfare tutte le richieste di aiuto che, numerose, ci sono pervenute. Il 2021 ci porterà un grande dono: in punta di piedi inizieremo le attività del Centro di ascolto. Cercheremo di accogliere le persone donando loro non solo un po’ di generi alimentari ma anche accoglienza, ascolto, dialogo e una buona parola.

Le speranze

Solo quanto esposto sopra ha potuto realizzare nel 2020 la nostra Comunità Ecclesiale. Ci attendono grandi sfide perché non sarà facile ricostruire dopo la pandemia. Ma ci impegneremo, ce la metteremo tutta, con l’aiuto del Signore. Sarà necessario ripensare la Parrocchia e la sua struttura, sarà necessario riconoscere con umiltà i nostri limiti magari riconoscendo i carismi degli altri. Sempre nella prima lettera ai Corinzi, san Paolo afferma che

4 Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5 vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; 6 vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. 7 E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: 8 a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; 9 a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; 10 a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue. 11 Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole. [1 Cor 12, 4-11]

Ognuno è chiamato a scoprire il proprio dono e a riscoprire quello del fratello: con questa comunione di intenti potremo risorgere dalle macerie lasciate sul campo dalla nostra stoltezza e dalla pandemia.

Come lo scorso anno invito tutti a dare la propria disponibilità a lavorare in questa vigna del Signore, che è la nostra Comunità Ecclesiale, invito ciascuno a donare un po’ del proprio tempo, un po’ dei talenti che il Signore dona a tutti e di metterli a disposizione della nostra Comunità.

A conclusione di questa relazione vorrei che facessimo nostra l’esortazione di papa Francesco:
“Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio. Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”.

Vorrei con tutto il cuore che questo fosse il programma del nuovo anno che inizia domani.

Vorrei tanto che questa sera, da questa nostra chiesa scaturisse la sola parola che noi cristiani, in un momento così difficile, dobbiamo coltivare senza sosta: speranza. Il cristiano vive di speranza, nella certezza che comunque alla fine il bene vince sempre sul male. La speranza è la virtù di chi, pur vivendo la tragedia del Golgota nelle vicissitudini del mondo ma anche nelle vicende personali, sa comunque costatare di persona che il sepolcro è vuoto, perché La Speranza, quella vera, è risorta ed ha annientato la morte ed il male.

Ecco, vorrei gridare insieme a voi che la nostra Speranza è Cristo risorto e che nulla potrà mai farci del male, nemmeno il Covid 19.

Innalziamo dunque al Signore, o fratelli, il nostro Te Deum di ringraziamento per tutti i benefici che, nonostante tutto, ha concesso a noi personalmente ed alla nostra Comunità Ecclesiale nel 2020.

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